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Vallecamonica

A nord di Pisogne ha inizio la Valcamonica, la seconda Valle Lombarda dopo la Valtellina. Nel primo tratto, dal Lago d’Iseo a Breno, l’area accoglie numerosi frutteti e vigneti e la vallata presenta una sezione più ampia, che ha indubbiamente favorito una più intensa urbanizzazione e lo sviluppo industriale. All’inizio del ‘900, con l’introduzione dell’energia elettrica, l’antica “ferrarezza” evolve nella moderna siderurgia e si concentra nella bassa valle, tra Darfo e Boario Terme.

All’agricoltura e alla lavorazione dei minerali si è aggiunto, a partire dagli ultimi anni dell’800, il turismo, che registra da allora una crescita continua. La presenza dell’uomo in Valcamonica è antichissima e ci ha lasciato la straordinaria testimonianza delle incisioni rupestri dei camuni, sparse in molte aree del territorio. Nell’arco di circa 8000 anni, cioè dal Mesolitico fino ai tempi romani e paleocristiani, questo popolo ha raccontato nella pietra la sua visione del mondo e ha documentato la propria evoluzione sociale ed economica e i rapporti con le altre civiltà alpine.

Nel secolo I a.C. la Valle Camonica è stabilmente nella sfera d’influenza dei romani, interessati in modo particolare all’estrazione e alla lavorazione del ferro. “Civitas Camunnorum” (oggi Cividate Camuno, paesino a pochi chilometri da Boario terme) divenne la capitale della valle e tale rimase fino a quando Carlo Magno spostò il centro del potere a Breno. Non è possibile seguire in questa sede le turbolenze e i cambi di fronte che susseguirono per tutto il medioevo e fino al 1428, quando la Valcamonica entrò a far parte del territorio della Repubblica veneta.

Và però ricordato che, pur tra mille vicissitudini, i camuni seppero preservare alcuni margini di autonomia che trovarono espressione nel plurisecolare istituto delle “vicinie” rurali, incentrate sulla mutua assistenza e sulla gestione dei patrimoni collettivi. La “Costituzione di Valcamonica”, accordata dalla Serenissima, confermò tali autonomie e promosse un ulteriore sviluppo economico favorendo l’incremento dell’agricoltura, dei commerci e delle attività legate all’estrazione e alla lavorazione del ferro.

Le incisioni rupestri sono espressione artistica peculiare della valle, ma non l’unica. Del medioevo occorre ricordare almeno le Chiese romanico-lombarde di S.Salvatore a Capo di Ponte e la Pieve di S.Siro a Cemmo, entrambe del secolo XI. La grande diffusione delle pievi rustiche nel secolo XV, è accompagnata dalla singolare figura del pittore Giovan Pietro da Cemmo e dei suoi seguaci. Nelle Chiese dell’Annunciata a Borno, di S.Maria Assunta di Esine e di S.Lorenzo a Berzo Inferiore, questo pittore ci ha lasciato affreschi di un’arcaicità tipicamente “montanara”. Nel secolo XVI la forte personalità di Gerolamo Romani, detto il Romanino, porterà, non solo nella Chiesa della Madonna della Neve a Pisogne, ma pure a Breno (S.Antonio) e a Bienno (S.Maria degli Orti), i colori della pittura veneziana insieme ad una tensione drammatica, precorritrice di Caravaggio.

Un’altra importante fioritura artistica, legata all’artigianato locale, si sviluppa nel Settecento nell’ambito della scultura in legno, ad opera della famiglia Ramus e di Beniamino Simoni, principale artefice delle figure che animano la Via Crucis di Cerveno. La Franciacorta deve il suo nome al fatto d’esser stata “franca corte”, cioè contrada libera “da tutti i datij, et da tutte le gabelle”, come scriveva nel 1616 Ottavio Rossi. La sub-regione, che raccorda Brescia al lago d’Iseo e alla Valcamonica, presenta paesaggi diversificati: la fascia meridionale pianeggiante è ormai coinvolta dallo sviluppo industriale ed edilizio della vicinissima Brescia; la fascia settentrionale, formata dalla colline moreniche del lago d’Iseo, conserva in parte carattere agricolo, allineando ben curati vigneti da cui si traggono i rinomati vini Franciacorta, vini di antica fama.

Nella zona del lago d’Iseo (m 185 sul livello del mare, 61 kmq di superficie, m 251 di profondità massima), la pesca e la fabbricazione delle reti costituivano, un tempo, un’entrata economica capace d’integrare validamente un’agricoltura favorita dal clima mite. Anche se queste attività non sono cessate, oggi la maggiore ricchezza è costituita dalla bellezza dei luoghi e dalla crescente affluenza turistica sia sulla costa, sia a Monte Isola, la più grande isola lacustre, facilmente raggiungibile dai turisti, ma interdetta alle loro automobili.